ZacUp! 2013 - La mia prima SkyRace

 
Pasturo 22 Settembre 2013 - ZacUp! Un nome che rimarrà impresso a fuoco nella mia mente. La mia prima SkyRace, probabilmente anche l'ultima, tanto amata quanto odiata. Ovviamente le premesse per fare una gara disastrosa c'erano tutte, dallo scarso allenamento dovuto all'infortunio, al fatto di essere uscito a cena la sera prima, tra birre e orario, ho dormito nemmeno 4 ore. Però non mi perdo d'animo, la mattina prendo tutto il necessario e parto per questa nuova avventura. Numeri alla mano so che sarà dura anche prima di partire, 27 Km di gara con 2450 metri di dislivello, di cui 2100 nei primi 12,5 km. No, non sarà una passeggiata. La conferma l'ho appena arrivo in loco dove vedo prepararsi un sacco di guide alpine, volontari del soccorso, radio amatori ed un elicottero di servizio.. la tensione inizia a salire. Incontro Giancarlo e Silvio e iniziamo ad ipotizzare quello che potrà aspettarci. Le casse iniziano a sparare musica ad alto volume, culminando con la canzone dell' UTMB, la carica è quella giusta, si parte! Subito di corsa su per il primo tratto di salita asfaltata.
 
 
 
 
Odio queste partenze in salita a tutta, sento subito il cuore picchiare nel petto e il fiatone da maniaco sessuale. L'asfalto lascia posto allo sterrato in breve tempo, si alternano strappetti a tratti più scorrevoli, passiamo tra boschi e campi e continuo ad alternarmi di posizione con una ragazza che non molla un centimetro. Arrivo al settimo km oltre le più rosee aspettative, 1:15:00, ma da li inizierà la vera SkyRace. Ci fermiamo in coda perché davanti a noi c'è un muro da superare, tutto attrezzato con catene, dove penso la pendenza raggiunga l'80%. Osservo gli altri che stanno salendo, ne approfitto per mangiare qualcosa, ma commetto un grave errore. Mi accorgo troppo tardi di aver freddo, sono rimasto fermo in maglietta bagnata, e il kway lo infilo quando ormai il mio pancino inizia a darmi fastidio. Nella salita la concentrazione è però coì elevata che distoglie l'attenzione dal problema. Bisogna prestare molta attenzione a dove si mettono i piedi e non mollare mai la catena.
Fuori dal tratto attrezzato il sentiero prosegue ripidissimo sul ghiaione che porta in cima al passo Zapel, le gambe sono messe a dura prova ma non mi fermo mai.
 
 
 
Dopo il passo Zapel si riesce a riprendere un po di ritmo, un alternarsi di salite e discese, fino al secondo tratto attrezzato, non più in verticale ma in diagonale. Anche qui serve la massima concentrazione e il mio morale inizia a scivolare sotto le scarpe. Intendiamoci, il panorama ed il luogo è fantastico, ma il rischio di farsi male seriamente è troppo elevato, alla fine indossiamo delle scarpette da ginnastica e alle mani non ho nemmeno i guanti, e vi assicuro che tra corde e catene li ho sognati molto.. Purtroppo la situazione si complica ulteriormente perché veniamo fermati in questo punto dal soccorso alpino. Qualcuno è caduto e si procurato delle microfratture a spalla e cranio. Questi saranno i momenti dove dentro di me inizierà a farsi strada un senso di inquietudine e pericolo. Arriva l'elisoccorso e ci accucciamo per non farci buttar per terra dal vento che solleva, dalla sabbia e dalle pietre. Lui cala il volontario e se ne va. Pensiamo che il peggio sia finito, invece il ragazzo viene imbracato e l'elicottero torna per recuperli.. penso che siano stati i tre minuti più lunghi di tutta la gara.. il caos del motore, il vento che ci spostava, la sabbia ovunque, i sassolini che picchiavano contro il corpo.. un incubo. Appena sembra tornare la calma, un masso si stacca e attraversa il gruppo senza fortunatamente prendere nessuno.. non so come sarebbe andata a finire. Persi anche questi venti minuti ormai non mi interessa più quanto tempo ci metterò, mi basta tornare a casa e sdraiarmi di nuovo sul mio divano!
 
 
 

 
Ultimo strappo secco, ultima salita attrezzata, vediamo il rifugio Brioschi, il punto più alto della gara, mani alla catena, le gambe iniziano a fare male, raccolgo le forze e arrivo su, sul tetto del mondo, quasi fosse la vetta più alta di sempre, non solo di quelle che ha vicino. La fatica non la senti più li in alto, li in alto il sorriso ritorna. Non riparto subito, faccio due parole, mi guado intorno. Tutta la fatica per arrivare qui merita di essere appagata. E il panorama è veramente incredibile.
 


 
Inizia qui la discesa tecnica, bisogna rimanere concentrati, è lunga, ci sono ancora 15 km prima del traguardo. Oltre alle gambe iniziano a bruciarmi anche i piedi, mi sento una carretta, e la testa inizia a mollarmi. La riprova ce l'ho nel boschetto, dove in 200 mt scivolo per ben tre volte. Capisco che è il momento di issare bandiera bianca, le gambe non ce la fanno veramente più, inutile cercare di forzare, sarebbe peggio. Alterno corsetta da zombie a camminate, ristori, sbirciatine al garmin per capire per quanto dovrò ancora soffrire. Alla fine c'è l'ultima salitella, i bambini che battono il cinque, i signori che ti dicono che non importa se sono tra gli ultimi, l'importante è averla finita. Ed io arrivo, anche questa volta, sotto il gonfiabile con il sorriso sulle labbra. Nonostante ci abbia messo la bellezza di 6:15:00 mi sento comunque soddisfatto per quella che per me è e rimarrà un impresa.
 
Vi lascio con il video che ha girato l'amico Giancarlo. Mi fa venire la pelle d'oca ogni volta che lo rivedo, ogni volta mi sembra di tornare la, tra le rocce e le catene, la sulla vetta più alta ad ammirare il mondo.
 

 
 
 
 
 
 



 

Commenti

  1. Questo è molto lontano dalla mia idea di corsa, ma è molto pittoresco e sicuramente emozionante!

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  2. Ciao Paolo, ho partecipato, leggendo, alla tua corsa, e soffrendo anch'io! Il filmato è una bellissima contrazione di vissuto, un grande ricordo. Domenica scorsa, poi, eravamo veramente insieme nella fatica, perché anch'io ho corso un ultratrail con circa 2500 D+, ma senza tratti così difficili ed esposti. Per me è stata una sofferenza gestibile, ma sempre una sofferenza che mi ha permesso di accedere alla parte più forte di me. E credo che anche tu sia riuscito in questo, visto che "è sempre vincitore colui che porta a termina la gara"...

    Alla prossima!
    Mariano

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    1. I trail sono più corribili, infatti li preferisco. Questa è stata un prova e continuo a preferire i trail. Buone corse Mariano!

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  3. come ti ha scritto Mariano anche tu sei stato un vincitore, perchè hai vissuto e lottato e goduto di tutto quello che questa gara ti ha proposto. E anche se a malincuore leggo che l'hai amata e odiata e che probabilmente sarà la tua ultima skyrace, ci tengo a dirti che per me e per i miei amici del Comitato è stato un piacere e un onore averti in gara tra noi a questa prima edizione.
    Con l'augurio che il 2014 possa regalarti tante soddisfazioni e magari ti dia la possibilità di rimanere vicino al mondo skyrace (ci sono gare che pur con dislivelli importanti, non prevedono passaggi tecnici ad es.Il Giir di Munt o il Sentiero 4 Luglio) ti mando un abbraccio sincero
    Alberto Zaccagni
    Organizzatore ZacUP.....Skyrace della Grigna

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    1. Alberto è un piacere ed un onore averti nel mio blog. Posso dirti che voi siete stati impeccabili in tutto, la gara è bellissima, e a dir la verità è una di quelle che ora ricordo sempre volentieri. La colpa della mia sofferenza è stata dovuta anche al fatto di essermi presentato non in formissima causa infortunio ad Agosto. Chissà.. quest'anno mi piacerebbe prendermi una rivincita sulla Grigna.. ;-)

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